Monthly Archives:ottobre 2022

ASTOLFO di Gianni Di Gregorio

 


TRAMA: “E me lo dice così?”. Professore in pensione, Astolfo dall’oggi al domani si vede sfrattato dal suo appartamento in affitto a Roma. Non ne fa un dramma, il professore, e dopo un naturale spaesamento iniziale ripiega nella vecchia casa di famiglia, un rudere in un paesino del centro Italia che un tempo era stato un palazzo nobiliare. Abbandona così la città e si trasferisce in un paesino del centro Italia e riprende possesso della sua vecchia casa di famiglia, un rudere che un tempo è stato un palazzo nobiliare. La porzione che gli appartiene e “la parte di sinistra che arriva fino alla casa dei preti”. Arrivato sul posto scopre che in casa c’è un inquilino che ci vive da anni. Solidarizza con lui e con altri due personaggi che si trasferiscono in pianta stabile a casa sua dove si ritrovano spesso a cucinare. Rivede poi il vecchio amico Carlo, ormai spiantato, che però non si vuole rassegnare a lasciare la bella vita. Ma in provincia il suo arrivo non è ben visto da tutti, in particolare dal sindaco e dal prete con cui è in perenne conflitto visto che si sono impossessati di terreni che gli appartenevano. Poi conosce Stefania, una donna che ha circa la età e scopre che si può ancora innamorare.

“Credo che Astolfo sia il film più allegro e spensierato che ho fatto. Sicuramente il lungo isolamento dovuto alla pandemia e un acciacco di salute hanno scatenato una reazione straordinaria e incontrollata, considerando il fatto che mi sono messo a parlare d’amore alla mia età…Ma in effetti l’amore non ha età, e lasciare aperto uno spiraglio all’amore, all’empatia e all’amicizia è importante per la qualità della nostra vita. Ho trovato degli attori formidabili con i quali è nato un profondo rapporto. E poi l’incontro con la meravigliosa Stefania! Ogni film è faticoso, ma stavolta devo dire che ci siamo tutti molto divertiti.” (dalle note di regia)


SCHEDA DEL FILM: 

Titolo originale:  Astolfo

Nazione:   Italia

Genere: Commedia                                             

Regia: Gianni Di Gregorio

Durata:         97′                                                   

Anno:       2022

Cast:               Gianni Di Gregorio, Stefania Sandrelli, Alfonso Santagata, Mauro Lamantia, Alberto Testone, Agnese Nano, Simone Colombari, Andrea Cosentino, Biagio Forestieri, Mariagrazia Pompei, Francesca Ventura, Gigio Morra

Produzione: BiBi Film con Rai Cinema

Distribuzione: Lucky Red                                    

Data di uscita: 20 ottobre 2022

Leggi qui la recensione de Cinematografo.it


*IL CINEMA RITROVATO* – CASCO D’ORO di Jacques Becker

 – Lunedì 7 novembre: 17.00 – 19.00 -21.00

Martedì 8 novembre: solo ore 21 – 

Film Restaurato dalla Cineteca di Bologna

Versione originale restaurata 4k sottotitolata in italiano


TRAMA: Marie e il suo protettore Roland sono entrambi amici di Raymond, che li presenta a Georges Manda, un ragazzo che aveva conosciuto in prigione ma che ha cambiato vita e ha trovato un onesto lavoro come falegname. Raymond e Roland fanno parte di una banda di Apaches, capeggiata da Felix Leca, commerciante di vini. Presto tra Georges e Marie nasce un’attrazione; quando Roland se ne accorge, sfida il ragazzo in una sorta di “duello rusticano”, ma ha la peggio e muore. Anche Leca però è innamorato di Marie ed escogita un piano per togliere di mezzo Georges: denuncia Raymond dell’omicidio di Roland, sapendo che Georges andrà a costituirsi, per salvare l’amico da un’ingiusta condanna. Marie, inconsapevole della perfidia di Leca, chiede a quest’ultimo di adoperarsi in favore di Georges. Leca le promette che lo farà, ma ricatta sessualmente Marie per piegarla ai suoi voleri. Intanto Georges e Raymond riescono ad evadere: quest’ultimo, però viene gravemente ferito e muore. Georges si lancia così alla ricerca di Leca…Il più celebrato e amato capolavoro di Jacques Becker, storia d’un amore disperato, del suo esito, del suo contesto a un tempo sordido e splendido, la Parigi malavitosa di fine Ottocento ispirata alle stilizzazioni dell’illustrazione popolare, accesa da uno sfolgorante bianco e nero e dal fuoco dei sentimenti, che siano l’amore, l’amicizia o l’anarchia. Un melodramma sublime in cui il cinema si fa pittura, dove Monet e Auguste Renoir diventano lo sguardo con cui mettere in scena uno dei più bei racconti di amor fou mai realizzati.

Scheda d’approfondimento della Cineteca di Bologna


SCHEDA FILM

Titolo originale:  Casque d’or

Sceneggiatura: Jacques Becker, Jacques Companéez

Nazione: Francia                                    

Genere: Drammatico

Regia: Jacques Becker                                    

Durata:         96′                                                

Anno:       1952

Cast:               Simone Signoret (Maria, ‘Casco d’oro’), Serge Reggiani (Georges Manda), Claude Dauphin (Félix Leca), Raymond Bussières (Raymond), Gaston Modot (Danard), Loleh Bellon (Léonie Danard), Roland Lesaffre (Anatole), William Sabatier (Roland Dupuis).

Produzione:  Speva-Films, Paris-Films Productions

Distribuzione:   Cineteca di Bologna                      

Data di uscita: 13 marzo 1952


 

#PASOLINI100 – I RACCONTI DI CANTERBURY

Lunedì 24 ottobre: 17.00 – 19.00 – 21.00

Martedì 25 ottobre: solo ore 21

Versione Originale restaurata dalla Cineteca di Bologna

Film vietato ai minori di anni 18


TRAMA:  Nei pressi di Londra, Oxford e Canterbury in pieno Medioevo, s’intrecciano le storie e le avventure di contadini, nobiluomini, chierici e demoni. Nella prima storia, il mercante ser Gennaio perde momentaneamente la vista e così la sposa Maggio può unirsi col giovane amante Damiano. Nella seconda il Diavolo fa in modo che un giovane popolano venga ucciso dal braccio dell’Inquisizione perché omosessuale. Il Diavolo, sotto spoglie umane, fa amicizia poi con l’inquisitore che ha fatto uccidere il reo, però Satana, vedendo che l’uomo prova molto piacere nell’avere purgato la Terra da quel condannato, decide di prendersi anche la sua anima. Nella terza il buffone Perkin viene coinvolto in un intrigo amoroso e poi cerca di trovarsi lavoro, creando solo scompiglio nella città di Oxford.

Nella quarta un giovane seduce Alison, moglie del falegname Giovanni, e quando rischia d’essere scoperto, si finge veggente e prevede l’arrivo del nuovo Diluvio Universale. Nella quinta, nel villaggio di Bath, una matrona sposa lo studente Giannozzo, però la felicità non dura a lungo. Nella sesta, a Cambridge, due studenti passano una notte favolosa rispettivamente con la moglie e la figlia Molly del mugnaio Simone. Al mattino l’amante di Molly, sbagliando letto e credendo di conversare con il suo amico, racconta tutto: in realtà colui che è a letto è il mugnaio. Nella settima, tre studenti d’animo crudele vengono raggiunti da un vecchio che predice loro una brutta fine. I giovani non si spaventano, ma quando due di essi ingeriscono un vino avvelenato portato dal terzo a sua volta pugnalato da costoro, presto si ritrovano in compagnia del Cupo Mietitore.

Nell’ottava e ultima novella, un frate gaudente cerca di guadagnare tanto cibo in cambio dell’estrema unzione a un moribondo: quella stessa notte riceve in convento un angelo, che lo conduce all’Inferno per fargli vedere le tremende punizioni che spettano ai frati che sovvertono il messaggio di Cristo. Tutte le storie sono collegate all’arrivo d’un gruppo di pellegrini al santuario di Canterbury, tra i quali v’è il poeta Geoffrey Chaucer, che durante le pause in osteria con gli amici, scrive e racconta novelle, per dilettare il suo pubblico.

 

“Chaucer si colloca a cavallo fra due epoche. Ha qualcosa di medioevale, di gotico: la metafisica della morte. Ma spesso si ha l’impressione di leggere un autore come Shakespeare o Rabelais o Cervantes. È un realista, ma è anche un moralista e un pedante, e inoltre mostra straordinarie intuizioni. Ha ancora un piede nel Medioevo, ma non è uno del popolo, anche se raccoglie i suoi racconti dal patrimonio popolare. In sostanza, è già un borghese. Guarda già alla rivoluzione protestante e perfino alla rivoluzione liberale, nella misura in cui i due fenomeni si combineranno in Cromwell. Ma mentre il Boccaccio, che era pure borghese, aveva la coscienza tranquilla, con Chaucer si avverte già una sensazione sgradevole, una coscienza turbata e infelice. […] La cifra complessiva destinata alla realizzazione degli abiti è stata di cento milioni: sono molti, ma l’ambientazione scenografica di questo film è importantissima perché serve da chiave per interpretare la realtà umana e sociale di quel tempo, ancora divisa nelle tre classi della cavalleria, del clero e del popolo comune, riunite in un gruppo di pellegrini, che nella mia intenzione deve esprimere perfettamente la nazione inglese in una precisa unità di cultura e razza”. (Pier Paolo Pasolini, 1972)

Location e struttura del film

Chaucer e Pasolini

Scheda Cineteca di Bologna


SCHEDA DEL FILM

Classificazione: Film vietato ai minori di anni 18 – Vincitore Orso d’Oro al Festival di Berlino 1972

Genere:  Commedia/Storico/Grottesco                                      

Durata:         111′                   

Anno:       1972

Soggetto/Sceneggiatura:  Ispirato a The Canterbury Tales  di Geoffrey Chaucer (1387-88)

Cast:   Hugh Griffith (Sir January), Laura Betti (la donna di Bath), Ninetto Davoli (Perkin il buffone), Franco Citti (il diavolo), Alan Webb (il vecchio), Josephine Chaplin (May), Pier Paolo Pasolini (Geoffrey Chaucer), John Francis Lane (il monaco), J.P. Van Dyne (il cuoco).

Musiche: Ennio Morricone

Produzione:     Alberto Grimaldi per PEA.

Distribuzione:   Cineteca di Bologna                       

Data di uscita: 2 settembre 1972

#PASOLINI100 – IL DECAMERON

Lunedì 17 ottobre: 17.00 – 19.00 – 21.00

Martedì 18 ottobre: solo ore 21.00

Versione Originale restaurata in 4k dalla Cineteca di Bologna

Film vietato ai minori di anni 18


TRAMA: Pasolini mette in scena alcune novelle del “Decameron” di Giovanni Boccaccio. È il film che inaugura la cosiddetta “Trilogia della Vita”, con cui il regista conduce un personale attacco alla morale sessuofobica e borghese dell’Italia degli anni Sessanta. Accolto da innumerevoli polemiche, a cui corrispose anche un travolgente successo che portò quest’opera a numerose imitazioni durante tutto il decennio successivo. Schieratosi contro un presente di conformismo e massificazione che gli ispirava disgusto, Pasolini reagì rievocando il mito di un passato popolare, dominato dalla carnalità e da un eros incorrotto. Per il primo film della Trilogia della vita, si ispirò a nove racconti di Boccaccio, calandoli a Napoli e privilegiando i temi dell’erotismo, della morte e dell’inganno. L’umorismo beffardo e verace che percorre il film come un esorcismo, non cancella, infatti, una tinta ferale che si insinua nel tessuto delle storie, sempre dominate dalla densità materica di ambienti, oggetti e corpi. Lo stesso Pasolini interpreta il proprio autoritratto nel ruolo del “miglior discepolo di Giotto”. In tutti i segmenti de Il Decameron si assiste, di fatto, ad una declinazione fattuale dell’uomo/donna nella sua cornice pulsionale. Ogni personaggio è legato al sesso: agisce o cade in disgrazia in suo nome, ragiona e si muove in sua totale funzione. Sono essi figure in continuo divenire, che come dichiarato da Pasolini nella sua celebre lettera di abiura, fungono da “rappresentazioni dei corpi e del loro simbolo culminante: il sesso”, per l’appunto. Un approccio visibile in tutte le frazioni narrative, ma che giunge alla sua più alta teorizzazione formale nella novella/sequenza di “Masetto l’ortolano nel convento”. Qui il “finto” contadino sordomuto non ha neanche una soggettività definita. È un mero oggetto sessuale, che di volta in volta passa tra le mani (o tra le cosce) di suore infoiate, prede di un’eccitazione tanto dissacrante quanto conciliatoria. Ed è allora in quest’ottica corporale che il cineasta inquadra i suoi numerosi protagonisti, ridotti qui a veicolo, mezzo e strumento di critica alla decadenza delle relazioni umane in tempi di modernità capitalistica.

Non ho scelto personaggi del Decameron per caso ma per offrire esempi di realtà. Un personaggio del Decameron è esattamente il contrario di un personaggio che si vede nei programmi televisivi o nei cosiddetti film consolatori. Questo per restare solo sul piano dell’idea figurativa. Dal Decameron in poi è questo che conta maggiormente, questa fisicità del personaggio, che si impone. […] Nel Decameron io ho girato come so e come voglio girare: più che mai nel mio stile. Ma mentre in Porcile e Medea il mio gioco era atroce, ora esso è lieto, stranamente lieto. Un’opera lieta (fatta con tanta serietà, naturalmente) mi sembra contraddire ad ogni aspettativa, è una disobbedienza completa. […] Ma col Decameron (almeno nel girarlo) non si tratta più di umorismo e di distacco dalla materia: si tratta proprio di gioco. Si vede che la perdita di fede (che è sempre stupida) mi ha dato inizialmente un trauma; ma poi, con la perdita totale della fede (nella storia, s’intende) ho ritrovato una gaiezza, sì, una gaiezza che non ho mai avuto, e quindi non ho mai perduto. (Pier Paolo Pasolini).

“Boccaccio fa finta di polemizzare col suo tempo, ma la sua non è polemica, egli è in piena simbiosi con la società in cui aleggiavano il clericalismo e i residui medievali. In fondo la mia, ora, è un’opera di rimpianto del passato, rimpianto di una società ingiusta ma a suo modo reale: oggi le ingiustizie ci sono ancora, anche se c’è più benessere, ma quel che è più atroce si è perduto un rapporto reale con la realtà”.

“Sì, in un certo senso rimpiango ciò che nel Boccaccio rappresenta un passato contadino e artigianale rispetto a un presente che tutto questo ha distrutto: ma rimpiangendolo non posso rifarlo, non posso sostenere quel mondo oggi superato, anche perché, se per ipotesi lo facessi, tradirei lo spirito vero del Boccaccio. E anche per questo ho ricostruito quel mondo come un mondo di classi popolari e sono andato a Napoli per ritrovare (…) un rapporto autentico del popolo con la realtà, un rapporto che il popolo, quale che sia la sua ideologia, riesce a stabilire senza le distorsioni ideologiche del piccolo borghese”. (Pier Paolo Pasolini in ‘Sipario’ n. 300, maggio 1970.)


SCHEDA DEL FILM

Classificazione: Film vietato ai minori di anni 18

Genere:  Commedia/Storico/Grottesco                                      

Durata:   114′                   

Anno:       1971

Soggetto/Sceneggiatura: Ispirato al Decameron (1349-1353) di Giovanni Boccaccio 

Cast:                Franco Citti (Ciappelletto), Ninetto Davoli (Andreuccio da Perugia), Angela Luce (Peronella), Pier Paolo Pasolini (allievo di Giotto), Giuseppe Zigaina (frate), Vincenzo Amato (Masetto da Lamporecchio), Guido Alberti (un ricco mercante), Gianni Rizzo (Padre superiore), Elisabetta Genovese (Caterina), Silvana Mangano (la Madonna).

Produzione:     Alberto Grimaldi, Franco Rossellini per PEA / Les Productions Artistes Associés / Artemis Film.

Distribuzione:   Cineteca di Bologna                           

Data di uscita: 25 agosto 1971

NINJABABY di Yngvild Sve Flikke

 

TRAMA: Rakel, poco più che ventenne che ha una vita piuttosto ingarbugliata, con molte confuse aspirazioni che vanno dall’astronauta alla guardia forestale, ha doti da disegnatrice ma ha abbandonato la scuola di grafica, le piace molto il sesso e lo pratica con chiunque le vada a genio e non disdegna qualche eccesso alcolico, insomma non sa che pesci prendere, cosa farà da grande. Come sempre accade, quando non sai che fare è la vita stessa a decidere per te e non sempre è una bella sorpresa. Nel caso di Rakel non c’è più vita di quella, aspetta un bambino. Vorrebbe abortire ma non può. La sua reazione a tutto questo è di rifiuto totale. C’è un padre presunto che la ama e un padre vero noto per le sue prestazioni sessuali tanto da essere soprannominato Minchia Santa. Lei però quel bambino non lo vuole (“fottuto ninjabay schifoso”), lo disegna con la mascherina intorno agli occhi, come i ladri dei fumetti, e instaura con lui un rapporto immaginario, diventa un po’ la sua prepotente e litigiosa coscienza, un antagonista che vuole appropriarsi della sua vita, rubarle la sua libertà.

Presentato al Festival di Berlino 2021, nella sezione “Generation 14PLUS e premiato come migliore commedia agli European Film Awards ’21 e come Miglior Film al Giffoni Film Festival ’21 porta la firma di una regista attentissima alle tematiche femminili e vede brillare nei panni di Rakel l’irresistibile Kristine Thorp. Tra molte risate e altrettanti spunti di riflessione.

«Con Ninjababy – commenta la regista – volevo sollevare alcune domande sulla maternità. È qualcosa che viene naturale a tutti o è differente per ognuno di noi? Nella maggior parte del mio lavoro mi piace mettere in discussione i limiti di genere. Possiamo davvero dire che qualcosa è intrinsecamente femminile o maschile? Io non credo. Assieme agli sceneggiatori volevo ampliare il modo in cui le donne vengono mostrate nei film: scrivendolo, quindi, era importante non provare imbarazzo o non avere dei ripensamenti».


SCHEDA DEL FILM

Titolo originale:  Ninjababy

Nazione:   Norvegia

Genere: Commedia                                             

Regia: Yngvild Sve Flikke

Durata: 103′                                                 

Anno:       2022

Cast:               Kristine Kujath Thorp, Arthur Berning, Nader Khademi, Tora Christine Dietrichson, Silya Nymoen, Herman Tømmeraas, Evelyn Rasmussen Osazuwa, Trine Wiggen, Morten Svartveit

Produzione: Motlys

Distribuzione: Tucker Film                     

Data di uscita: 13 ottobre 2022


CIAK

LA VITA È UNA DANZA di Cédric Klapisch

 


TRAMA: Élise Gautier, prima ballerina di danza classica, ha tutto. La vediamo muoversi con sicurezza e grazia sul palcoscenico dell’Opera Garnier, mentre si esibisce nel ruolo principale de La Bayadère. Ma la maturità tecnica e stilistica sfoggiata sulle punte ha un punto debole, ed è il suo cuore innamorato. Dietro le quinte Élise è testimone di un tradimento a sue spese; ma The show must go on, lo sappiamo. Va in scena col cuore in mille pezzi, danzando mette male un piede, la caviglia è infortunata, ed è subito chiaro che la situazione è grave. Angosciata dalle prospettive nefaste che le ha annunciato la sua dottoressa dopo l’incidente: due anni di immobilismo, forse un intervento, recupero completo probabilmente impossibile. Che, a ventisei anni, vuol dire carriera finita. Élise, devastata ma non vinta, accetta allora l’invito di un’ex collega ballerina che col fidanzato cuoco lavora come cameriera tuttofare in un ritiro immerso nella selvaggia natura della Bretagna. Tra una chiacchiera con la direttrice Josiane e tante carote e patate pelate in cucina, la ragazza si avvicina alla danza contemporanea. Proprio in quel periodo, infatti, Josiane ospita la compagnia del coreografo Hofesh Shechter (che interpreta se stesso) e l’attrazione di Élise per questo tipo di ballo, finora per lei un territorio inesplorato, è innegabile. Qui che la storia apre la strada ai dilemmi interiori della protagonista, contesa tra due pensieri ugualmente convincenti: seguire la via della prudenza, sperando in un recupero, o lasciarsi andare all’istinto del corpo? A interpretare la protagonista del film troviamo una vera prima ballerina dell’Opéra di Parigi, che dà il meglio di sé nelle scene danzate, sia di contemporanea che di classica. Anche la regia in questi momenti è impeccabile, Klapisch riesce a comunicare la fatica e la leggerezza regalando allo spettatore l’illusione di essere lì sul palco con ai ballerini.


SCHEDA FILM

Titolo originale:  En corps – Rise

Nazione:   Francia, Belgio

Genere: Drammatico, Commedia                   

Regia: Cédric Klapisch

Durata:         117′                                                 

Anno:       2022

Cast:               Marion Barbeau, Hofesh Shechter, Denis Podalydès, Muriel Robin, Pio Marmaï, François Civil, Souheila Yacoub, Mehdi Baki, Alexia Giordano, Marion Gautier de Charnacé

Produzione: Ce Qui Me Meut, Canal+, Ciné+, France Télévisions

Distribuzione: Bim Distribuzione                     

Data di uscita: 06 ottobre 2022


*IL CINEMA RITROVATO* – 🚿PSYCHO di Alfred Hitchcock 🔪

— LUNEDI’ 10 : 17.00 – 19.00 – 21.00

MARTEDI’ 11 OTTOBRE: solo ore 21.00 —

Film Restaurato in 4k dalla Cineteca di Bologna

 Con tredici secondi di materiale restaurato tagliati dalla censura

dopo l’uscita iniziale nelle sale

Versione Originale con sottotitoli in italiano


TRAMA: Marion Crane è segretaria in un’agenzia immobiliare. Al di là del lavoro, la donna intrattiene una relazione segreta con Sam Loomis, con il quale sogna un giorno di poter scappare e incominciare una nuova vita. L’occasione si presenta quando il suo datore di lavoro le affida una valigetta con 40 mila dollari da depositare in banca. Impulsivamente, Marion decide di partire con il denaro. Non sapendo ancora dove recarsi e nascondersi dalle autorità che intanto la cercano, finisce per imbattersi nello sperduto Bates Motel, dove viene accolta dal proprietario Norman Bates, il quale sembra vivere lì da solo con l’anziana madre. Soggiornare lì, sarà per Marion l’inizio di un incubo.

“Ho sempre pensato che sullo schermo bisogna mostrare il minimo per ottenere il massimo sul pubblico. A volte è necessario mostrare un po’ di violenza, ma soltanto se vi è una forte motivazione. Per esempio, in Psycho è presente questo assassinio impressionistico in una doccia […]. Ora, una volta mostrata quella scena, ho instillato nelle menti degli spettatori un’apprensione riguardo l’esistenza di un assassino in modo che, col procedere del film, ho potuto ridurre e praticamente eliminare l’ulteriore violenza perché desideravo che la minaccia fosse soltanto percepita. Psycho è stato concepito soprattutto per depistare lo spettatore. Lo spettatore doveva pensare che il film parlasse di una ragazza che rubava 40.000 dollari. La mia più grande soddisfazione è che il film ha avuto un effetto sul pubblico, ed era la cosa alla quale tenevo di più”. (Alfred Hitchcock)


SCHEDA DEL FILM

Titolo originale:  Psycho

Soggetto: Dal romanzo omonimo (1959) di Robert Bloch

Nazione: USA                                                                 

Genere: Horror/Thriller

Regia: Alfred Hitchcock                                      

Durata:         109′                                                              

Anno:       1960

Cast:               Anthony Perkins (Norman Bates), Janet Leigh (Marion Crane), Vera Miles (Lila Crane), John Gavin (Sam Loomis), Martin Balsam (detective Arbogast), John McIntire (sceriffo Chambers), Simon Oakland (dottor Richmond), Vaughn Taylor (George Lowery).

Produzione:  Alfred Hitchcock per Shamley Productions

Distribuzione:   Cineteca di Bologna                      

Data di uscita: 24 novembre 1960


Approfondimenti Cineteca di Bologna

Scheda film Cineteca di Bologna