Monthly Archives:novembre 2022

TORI E LOKITA di Jean-Pierre e Luc Dardenne

 


TRAMA: Presentato in concorso al Festival di Cannes 2022, il film parla delle avventure di Tori e Lokita, lui, bambino sfuggito alla condanna per stregoneria, lei appena adolescente, non potrebbero essere più fratello e sorella di così. Non lo sono, però, per la società e la burocrazia. Una storia, che racconta non un determinato fatto della cronaca odierna ma la realtà che l’Europa intera si ritrova ad affrontare. La storia di due giovani immigrati – non maggiorenni – che arrivano in Italia per assaporare la libertà. In realtà, il film dei Dardenne ci spiega cosa si nasconde dietro questa libertà e di come, in questo caso, sia così difficile ottenerla pienamente. La storia è ambientata in Belgio, dove i due creano una piccola famiglia. Arrivati in Sicilia dall’Africa da soli, la loro famiglia d’origine se la sono lasciata alle spalle e cercano la loro felicità nel volerne creare una. Purtroppo, però solo Tori possiede i documenti e Lokita dovrà dimostrare di essere sua sorella per poter finalmente essere totalmente libera. Sì, perché nonostante il lungo viaggio che ha portato entrambi verso un nuovo inizio, Tori e Lokita non sono pienamente liberi. Non c’è libertà nella loro vita, ma la trovano nei momenti di spensieratezza. Un leitmotiv per andare avanti lo trovano tra le note di una canzone o una ninnananna. La loro canzone è “Alla fiera dell’est” che i due cantano raccontando ai commensali la loro storia. E così come nella canzone quel poco di libertà che riescono a concedersi viene poi rubato da qualcos’altro o qualcun altro più grande. Il brano, infatti, è una riproposizione di una filastrocca ebraica che celebra la liberazione della schiavitù egiziana per il popolo ebraico. E così in ogni strofa ciclicamente vediamo succedersi fatti che rappresentano un simbolo spirituale. I Dardenne rivolgono così, una continua denuncia verso il sistema di immigrazione dei paesi europei e lo fanno con maestria e con uno stile registico che riesce a trasmettere le emozioni dei personaggi nelle odissee della loro vicenda.

Recensione CIAK novembre


SCHEDA DEL FILM

Titolo originale:  Tori et Lokita

Nazione:   Francia, Belgio

Genere: Drammatico                                           

Regia: Jean-Pierre e Luc Dardenne

Durata:         88′                                                   

Anno:       2022

Cast:               Schils Pablo, Mbundu Joely, Marc Zinga, Alban Ukaj, Tijmen Govaerts, Charlotte De Bruyne

Produzione:  Archipel 35, Les Films du Fleuve, Savage Film

Distribuzione: Lucky Red

Data di uscita: 24 novembre 2022                                           

Lingua Versione Originale: francese


MONICA di Andrea Pallaoro

 

TRAMA: Monica torna a casa per la prima volta dopo una lunga assenza. Ritrovando sua madre e il resto della sua famiglia, da cui si era allontanata da adolescente, intraprende un percorso nel suo dolore e nelle sue paure, nei suoi bisogni e nei suoi desideri fino a scoprire dentro di sé la forza per guarire le ferite del proprio passato. Il ritratto intimo di una donna che esplora i temi universali dell’abbandono e dell’accettazione, del riscatto e del perdono. Forte di una identità conquistata con fatica, la donna si espone a giudizi e rifiuti, trovando dall’altra parte curiosità e, dopo, accoglienza. Il regista viaggia in questo processo con discrezione, osservando da vicinissimo la protagonista, senza invaderne mai gli spazi, ma, rimanendole accanto, come un amico o un confidente, qualcuno che è dalla sua parte, sempre. L’occhio della macchina da presa vuole bene a Monica e la accarezza e la incoraggia ogni volta che può. Misurata e naturale l’interpretazione di Lysette, che ha incantato al Festival di Venezia che ha guidato una storia di ritorno e di accoglienza, di identità rispetto a ciò che gli altri vedono e sentono rispetto al nostro io. Un viaggio nella percezione di sé attraverso gli occhi di chi dovrebbe amarci incondizionatamente.

Negli ultimi anni, il confronto con la malattia di mia madre mi ha portato a riflettere sul mio passato e sugli effetti psicologici dell’abbandono. A partire da questa esperienza ho voluto raccontare una storia che esplorasse la complessità della dignità umana, le conseguenze profonde del rifiuto e le difficoltà nel guarire le proprie ferite. Attraverso un linguaggio cinematografico che prende forma da un costante dialogo tra l’estetica dell’intimità e dell’alienazione, in bilico tra l’interiorità della protagonista e il mondo che la circonda, ho voluto riflettere sulla natura precaria dell’identità di ciascuno di noi quando è messa alla prova dalla necessità di sopravvivere e trasformarsi”. (Note di regia)


SCHEDA DEL FILM

Titolo originale:  Monica

Nazione:   USA, Italia

Genere: Drammatico                                           

Regia: Andrea Pallaoro

Durata:         110′                                                 

Anno:       2022

Cast:     Trace Lysette, Patricia Clarkson, Emily Browning, Joshua Close, Adriana Barraza, Graham Caldwell, Ruby James Fraser

Produzione: Varient Entertainment, Solo Five Production, Melograno Films in

co-produzione con Propaganda Italia, Fenix Entertainment

Distribuzione: ARTHOUSE di I Wonder Pictures

Data di uscita: 01 dicembre 2022                                           

Lingua Versione Originale: inglese


*IL CINEMA RITROVATO* – SINGIN’ IN THE RAIN (Cantando sotto la pioggia) di Stanley Donen e Gene Kelly

NUOVO RESTAURO 4K – 70° ANNIVERSARIO

Lunedì 05.12: 17.00 – 19.00 – 21.00 

Martedì 06.12: solo ore 21.00

Restauro realizzato da Warner Bros – Versione originale sottotitolata in italiano


TRAMA: La satira esuberante di una Hollywood travolta dal sonoro, la torrenziale celebrazione dello slancio amoroso, l’energia comica che incrocia e si risolve nella perfetta stilizzazione coreografica. L’idea stessa del musical, nel fuggevole apogeo della sua felicità. È davvero il film dei magici accordi: di Stanley Donen e Gene Kelly, di una formidabile coppia di sceneggiatori come Betty Comden e Adolph Green, di un produttore di straordinario talento come Arthur Freed. La squadra che ha consegnato il musical americano all’eternità e ci riporta la vicenda di Don, un giovane attore di varietà, che decide di tentare la fortuna passando al cinema. Viene ingaggiato per affiancare la bellissima attrice Lina Lamont in un film muto e la pellicola ottiene uno strepitoso successo. Lina si innamora di Don e confondendo la finzione con la realtà pensa di costituire con lui una coppia. Quando Don conosce Kathy, una giovane cantante e ballerina e si innamora di lei, la gelosia di Lina è incontenibile e l’attrice cerca con ogni mezzo di fare licenziare la rivale. Nel frattempo il cinema sta vivendo il passaggio dal muto al sonoro e il produttore, poiché non vuole rimanere indietro, mette in lavorazione un film sonoro. Le parti principali vengono assegnate a Don e Lina, ma lei ha una voce inadatta al mezzo cinematografico. Cosmo Brown, amico di Don, propone di infarcire la trama di qualche canzone e di far doppiare Lina da Kathy. Il film ha un successo strepitoso e gli attori vengono invitati a cantare le canzoni davanti a un pubblico. Così Kathy, è costretta, nascosta dietro una tenda, a doppia Lina ma…

Scheda d’approfondimento della Cineteca di Bologna


SCHEDA FILM

Titolo originale:  Singin’ in the Rain

Sceneggiatura: Adolph Green, Betty Comden

Nazione: USA                                                               

Genere: Musicale, Commedia

Regia: Stanley Donen e Gene Kelly                                         

Durata:    103′                                                           

Anno:       1952

Cast:               Gene Kelly (Don Lockwood), Donald O’Connor (Cosmo Brown), Debbie Reynolds (Kathy Selden), Jean Hagen (Lina Lamont), Millard Mitchell (R.F. Simpson), Douglas Fowley (Roscoe Dexter), Rita Moreno (Zelda Zanders), Cyd Charisse (ballerina).

Produzione:  Arthur Freed per MGM

Distribuzione:   Cineteca di Bologna                      

Data di uscita: 5 febbraio 1953


 

#PASOLINI100 – INTRODUZIONE A TEOREMA

— Lunedì 28 novembre – ore 21.00 —


Con la proiezione della nuova versione restaurata 4K di TEOREMA di Pier Paolo Pasolini, si conclude la rassegna dedicata all’autore, programmata nel centenario della sua nascita, in collaborazione con la Cineteca di Bologna e la Cineteca Nazionale,

Da marzo scorso abbiamo presentato al pubblico, quasi tutta la filmografia pasoliniana, facendo precedere ad ogni proiezione, un piccolo contributo video che permettesse una riflessione, sia su ogni singolo film che sull’intera opera del Poeta bolognese.

La copia restaurata di TEOREMA, presentata all’ultima Mostra Internazionale del cinema di Venezia, diviene così un prezioso tassello che va a completare una rassegna di per sé, unica e particolare.

 

Il film sarà presentato al pubblico da 

Sua Eccellenza Reverendissima Mons. Francesco Cacucci

Arcivescovo emerito della Diocesi di Bari – Bitonto

nonché noto esperto di cinema.

Per questo evento, consigliamo vivamente la prenotazione

 

UNA VOCE FUORI DAL CORO di Yohan Manca

 


TRAMA: Presentato con successo a Un Certain Regard a Cannes74 e poi al Festival di Giffoni, Una voce fuori dal coro è il primo lungometraggio di Yohan Manca. Un racconto di formazione scritto con abilità e diretto con sguardo sincero e amorevole. Senza sforzi o pietismi commuove raccontando una realtà complessa con semplice spontaneità, avvalendosi di attori bravi che interpretano ogni battuta con scioltezza e naturalezza. Nour ha quattordici anni; ultimo di quattro fratelli, ha imparato presto a vivere. Il padre di origine italiana è morto, la mamma, di origine nordafricana, è attaccata a una macchina per respirare, in coma, per poco o ancora per molto tempo, non è dato sapere. In un sobborgo del Sud della Francia, i quattro fratelli sono abituati a fare famiglia tra loro, a modo loro in un infinito labirinto di case popolari. Non hanno alternative: chi spaccia, chi fa il gigolò, chi vende articoli contraffatti. Li tiene uniti la madre, che intendono curare amorevolmente e far morire a casa, dove ha vissuto con loro, non in ospedale come pretenderebbe uno zio. Quando aumentano i bip del monitor che segna i battiti del cuore della donna, Nour punta le casse audio del computer verso la sua stanza e clicca play su brani di musica lirica. L’opera, la grande musica, il bel canto è una passione che Nour vive in silenzio e che ha ereditato dal padre italiano che, per conquistare la madre, le cantava le arie della Traviata. Quando Sarah gli dà la possibilità di provare, il ragazzino si rivela subito dotato e l’insegnante inizia a interessarsi alla possibilità di farlo studiare. Al centro del bel film di Yohan Manca, ispirato da un’opera teatrale di Hédi Tillette de Clermont-Tonnerre, ci sono due temi: quello del potere salvifico dell’arte in contesti difficili e vite complicate, e quello del racconto di una famiglia tutta al maschile, certamente disfunzionale, ma che lotta ferocemente per tenersi unita e fare muro davanti alle difficoltà.


SCHEDA DEL FILM

Titolo originale:  Mes frères et moi/La Traviata

Nazione:   Francia

Genere: Drammatico                                           

Regia: Yohan Manca

Durata: 108′                                                 

Anno:       2022

Cast:       Maël Rouin Berrandou, Judith Chemla, Dali Benssalah, Sofian Khammes,

Moncef Farfar, Luc Schwarz, Olga Milshtein, Loretta Fajeau-Leffray, Carla Tarley, Mailys Bianco

Produzione: Single Man Productions

Distribuzione: I Wonder Pictures e Unipol Biografilm Collection

Data di uscita: 24 novembre 2022                                           

Lingua Versione Originale: francese

FilmTV


IL PIACERE È TUTTO MIO di Sophie Hyde

 

TRAMA: Nancy Stokes è un’insegnante in pensione, vedova, con alle spalle un matrimonio solido e rigoroso a cui però è sempre mancato un po’ di brivido. Ormai sola, Nancy decide di cercare quello che nella vita di coppia non ha mai trovato: una soddisfacente esperienza sessuale. Si rivolge così a un’agenzia di gigolò e sceglie di incontrare Leo Grande. Giovane e affascinante, Leo Grande sembra essere tutto quello per cui Nancy è pronta a pagare: un uomo in grado di realizzare le sue fantasie. Ma nel corso di tre incontri in una camera di hotel le dinamiche cambiano: Leo si dimostra non solo come un uomo con cui fare dell’ottimo sesso, ma anche una persona con cui parlare e nonostante la differenza d’età, tra i due nascerà un rapporto di fiducia che porterà Nancy a riscoprire sé stessa. Senza rinunciare a un’apprezzabile leggerezza, il film sfida i moralismi secondo cui curare il piacere personale sarebbe un deprecabile slancio solipsistico, asserendo invece come il percorso per comprendere noi stessi possa passare attraverso la riscoperta del proprio corpo, ponendo l’orecchio ad ascoltarne i bisogni, e come in questo non ci sia motivo di vergogna.

Il film ha conquistato la critica internazionale alla Berlinale e al Sundance Film Festival grazie alla regia dell’australiana Sophie Hyde essenziale e pulita, come una stanza d’albergo d’altronde, ma non per questo asettica. La macchina da presa riesce a cogliere dettagli di gesti e sguardi e a dare una visione completa degli interpreti. Emma Thompson ha avuto la possibilità non solo di regalarci l’ennesima performance degna di nota ma anche di vederla mettersi in gioco in un ruolo diverso, in linea con la sua attuale età anagrafica, e Daryl McCormack regge il confronto dignitosamente, grazie anche a un innegabile physique du role; che non predomina nell’erotismo della pellicola passi, che in realtà passa non solo per i corpi di entrambi, ma soprattutto per l’intimità del loro rapporto che è prima di ogni altra cosa quello tra due identità, con pregi e difetti, emozioni e fragilità che vanno condivise reciprocamente.

Recensione CIAK (novembre 2022)


SCHEDA FILM

Titolo originale:  Good luck to you, Leo Grande

Nazione:   Regno Unito

Genere: Commedia                                              

Regia: Sophie Hyde

Durata:         97′                                                   

Anno:       2022

Cast:        Emma Thompson, Daryl McCormack, Isabella Laughland

Produzione: Align, Genesius Pictures

Distribuzione: BIM Distribuzione                     

Data di uscita: 10 novembre 2022


#PASOLINI100 – TEOREMA

Lunedì 28 novembre: 17.00 – 19.00 – 21.00

Martedì 29 novembre: solo ore 21.00

Nuova versione restaurata 4k dalla Cineteca di Bologna

Film vietato ai minori di anni 18

La proiezione sarà preceduta da SEQUENZA DEL FIORE DI CARTA

Episodio di Amore e Rabbia (Italia/1969) di Pier Paolo Pasolini (10′)

Lunedì 28.11 alle ore 21.00 introdurrà la proiezione del film, S.E.Mons. Francesco Cacucci (consigliamo prenotazione)

TRAMA: Un enigmatico visitatore s’insinua nella famiglia di un industriale milanese  e ha rapporti erotici con la moglie, la figlia, il figlio, la domestica e con lo stesso capofamiglia. Quando lo straniero se ne va, tutti sono cambiati, si perdono o si rinnegano, e la famiglia è disgregata. Il teorema è dimostrato: l’incapacità dell’uomo – del borghese – moderno di percepire, ascoltare, assorbire e vivere il sacro. Soltanto la serva Emilia, di origine contadina, lo scopre e, dopo il “miracolo” della levitazione, farà ritorno alla terra in odore di santità. È un altro film di Pasolini all’insegna della congiunzione tra Marx e Freud (qui anche di Jung e Marcuse). Originalmente concepito come una tragedia in versi, Teorema fu sviluppato in un romanzo con versi e prosa che si alternano e poi in un film che, nonostante l’ingombrante ideologismo metaforico e metastorico, è uno dei risultati filmici più originali di Pasolini. La religiosità latente, sotto la vernice blasfema e libertaria, fu colta dalla giuria dell’OCIC (Office Catholique International du Cinema) che alla Mostra di Venezia gli assegnò il suo massimo premio, decisione duramente deplorata dalle gerarchie ecclesiastiche, scandalizzate dall’accostamento di sacro e sesso. Coppa Volpi dell’interpretazione femminile a L. Betti. Sequestrato per oscenità. Regista e produttori denunciati e poi assolti. (Morandini)

“La storia dell’idea di Teorema è molto curiosa e significativa. Circa tre anni fa ho cominciato a scrivere, per la prima volta in vita mia, delle cose di teatro; ho scritto quasi contemporaneamente sei tragedie in versi e Teorema era, come prima idea, una tragedia in versi, la settima. Avevo già cominciato a elaborarla come tragedia, come dramma in versi; poi ho sentito che l’amore tra questo visitatore divino e questi personaggi borghesi era molto più bello se silenzioso. Questa idea mi ha fatto pensare che allora forse era meglio farne un film, ma mi sembrava che come film fosse irrealizzabile e, in un primo momento, ho buttato giù un racconto che è rimasto molto schematico e, nella prima stesura, molto rozzo; poi l’ho elaborato come sceneggiatura e contemporaneamente ho anche modificato questo primo canovaccio di appunti che è diventato un’opera letteraria abbastanza autonoma («Inquadrature», n. 15–16, autunno 1968)

“Per me l’erotismo è un fatto culturale, e in Teorema lo esprimo come un sistema di segni. Voglio dire che l’erotismo del film si identifica col suo «linguaggio». Per esempio questo dio, quest’angelo che appare in questa storia comunica con gli altri tramite un sistema di segni specifici, diverso dal sistema linguistico. Del resto, è forse il solo di cui sia capace. Infatti, quale lingua umana potrebbe usare per evangelizzare? Del resto, non è venuto per evangelizzare, ma per testimoniare sè stesso. In tutto il film si limita a pronunciare qualche frase, a leggere dei versi di Rimbaud: il rapporto muto e questo sistema di segni erotici costituiscono il solo mezzo di comunicazione dei personaggi del film. E in effetti, il rapporto «semiologico-erotico» esiste solo nella prima parte del film. Nella seconda parte ciascuno ritrova la sua propria storia. Una storia tutta interiore.”(Conversazioni con Jean Duflot,1970)

Approfondimento Cineteca di Bologna

Approfondimento Città Pasolini


SCHEDA DEL FILM

Classificazione: Film vietato ai minori di anni 18

Genere:         Drammatico

Durata:          98’                                     

Anno:       1968

Soggetto/Sceneggiatura: Pier Paolo Pasolini

Cast:  Silvana Mangano (Lucia, la madre), Terence Stamp (l’ospite), Massimo Girotti (Paolo, il padre), Anne Wiazemsky (Odetta, la figlia), Laura Betti (Emilia, la serva), Andrés José Cruz Soublette (Pietro, il figlio), Ninetto Davoli (Angelino, il postino), Carlo De Mejo (un ragazzo), Luigi Barbini (il ragazzo della stazione), Susanna Pasolini (la vecchia contadina).

Produzione:     Manolo Bolognini, Franco Rossellini per Aetos Film.

Distribuzione:   Cineteca di Bologna

Musiche: Ennio Morricone                          

Data di uscita: 7 settembre 1968


#PASOLINI100 – SALÒ O LE 120 GIORNATE DI SODOMA

Lunedì 21 novembre: 16.30 – 18.45 – 21.00

Martedì 22 novembre: solo ore 21.00

Versione restaurata 4k dalla Cineteca di Bologna

Film vietato ai minori di anni 18

🎤La proiezione sarà preceduta da un estratto de INTERVISTA SOTTO L’ALBERO

di Gideon Bachmann,  fatta a Pasolini sul set di Salò


TRAMA: Nel ridurre drammaturgicamente – con Sergio Citti e Pupi Avati – Le 120 giornate di Sodoma (1782-85) del marchese De Sade, Pasolini ricorre alla ripetizione del numero 4. Durante la Repubblica di Salò 4 signori (il Duca/Bonacelli, il Monsignore/Cataldi, S.E. il presidente della Corte d’Appello/Quintavalle, il presidente Durcet/Valletti, che rappresentano i 4 poteri) si riuniscono insieme a 4 Megere, ex meretrici, e a una schiera di ragazzi e ragazze, partigiani o figli di partigiani in una villa isolata e protetta dai soldati repubblichini e dalle SS. Per 120 giorni sarà in vigore un regolamento che permette ai Signori di disporre a piacere delle loro vittime. Lo schema temporale corrisponde a 4 gironi danteschi: l’Antinferno, il girone delle Manie, il girone della Merda, il girone del Sangue. Dopo il massacro, l’epilogo è in sospeso, con un barlume di residua speranza (Pasolini ne aveva girati altri due). In tutto il cinema pasoliniano il sesso è uno strumento per parlare di “qualcosa d’altro”. Qui ha un significato direttamente politico: il rapporto sessuale sadico è una delle tante forme dello sfruttamento dell’uomo da parte dell’uomo. È anche una denuncia, per via di metafora, dell’attuale società dei consumi in cui il sesso è un allegro aspetto della mercificazione dell’uomo nella società capitalistica. Film estremo, è attraversato da due costanti che ne scandiscono il ritmo: la ripetizione ossessiva dei cerimoniali e l’accompagnamento musicale della pianista (S. Saviange). Nel suo cinema all’insegna della congiunzione Marx-Freud il tema della morte – e dei suoi legami con l’Eros – è dominante. Qui trova, attraverso l’accumulazione di fatti sadici, la sua ultima espressione con la maniacale e furiosa tetraggine di un quaresimalista, anche se venata, in contraddizione con Sade, da un pietoso intenerimento per le vittime e gli innocenti. Presentato a Parigi il 22 novembre 1975, 3 settimane dopo la morte di Pasolini, uscì sul mercato italiano nel gennaio 1976 e venne subito sequestrato. (Morandini).

Approfondimenti 


SCHEDA FILM

Classificazione: Film vietato ai minori di anni 18

Genere: Drammatico/Grottesco

Durata:   116’                                   

Anno:       1975

Soggetto/Sceneggiatura: dal romanzo Les cent-vingt journées de Sodoma di Donatien-Alphonse-François de Sade.

Cast:   Paolo Bonacelli (Duca Blangis), Giorgio Cataldi (Vescovo), Uberto Paolo Quintavalle (Presidente della Corte d’Appello Curval), Aldo Valletti (Presidente della Banca Centrale Durcet), Caterina Boratto (Signora Castelli), Elsa De Giorgi (Signora Maggi), Hélène Surgère (Signora Vaccari).

Produzione:     Alberto Grimaldi per PEA / Les Productions Artistes Associés.

Distribuzione:   Cineteca di Bologna                          

Data di uscita: 10 gennaio 1976



#PASOLINI100 – II parte

CALENDARIO PROIEZIONI

Per ogni proiezione sarà disponibile al botteghino scheda film e relativa recensione


 

In collaborazione con la Cineteca di Bologna
 

Questo il programma dettagliato

dei film restaurati dalla Cineteca di Bologna

e ripresentati in sala, nel centenario della nascita

di Pier Paolo Pasolini.

 

#PASOLINI100 – IL FIORE DELLE MILLE E UNA NOTTE

Lunedì 14 novembre: 16.30 – 18.45 – 21.00

Martedì 15 novembre: solo ore 21.00

Versione restaurata 4k dalla Cineteca di Bologna

Film vietato ai minori di anni 18


TRAMA: L’ultimo film della Trilogia della vita è anche quello dove forse si esprime più poeticamente il senso dell’utopia pasoliniana, evocando una dimensione popolare e fantastica dove il sesso è vissuto con libera spregiudicatezza in un passato magico, violento e intatto. Le scenografie di Dante Ferretti, i costumi di Danilo Donati, la fotografia di Giuseppe Ruzzolini, contribuiscono allo splendore figurativo di un film ispirato alle fiabe arabe e girato in Etiopia, Yemen, Iran e Nepal.  La complessa trama trae spunto dal famoso scritto di novelle, nel quale Pasolini trova il suo ideale scenario narrativo fatto di mondi alieni, lontani da ogni ripensamento borghese del paesaggio – erano quelli gli anni del suo La forma della città e de Le mura di San’a – riprendendo in questa prospettiva un discorso già avviato con Edipo re e Medea. Questo desiderio traspare nelle immagini del film e negli scenari, altrettanto stratificati, almeno quanto la possibile trama, che non è banale desiderio di evasione da panorami consueti o, ancora più banalmente, desiderio di un esotismo originale e controcorrente a tutti i costi, quanto invece, piena adesione del proprio sguardo e totale immersione del proprio corpo in uno scenario che sentiva come aderente alla propria natura, al proprio desiderio di purezza e perfettamente consonante con l’altrettanta purezza dei corpi e della sensualità primitiva e per nulla legata ad un’idea di possesso che quegli stessi corpi sapevano comunicare. Il protagonismo dei paesaggi e delle ambientazioni, lo fa più imparentato con Medea ed Edipo re piuttosto che con gli altri due della Trilogia, con i quali, invece, condivide, portandolo a pieno e consolidato compimento, quel discorso complesso che lega la sessualità al benessere umano, alla purezza dei rapporti umani, ad una semplicità delle relazioni che non prevedono orpelli e sovrastrutture, ma sono come nelle società primitive, ma colte, originarie, ma sapienti, fatte di schietta franchezza e vissute senza le inibizioni borghesi che hanno fatto del sesso mercimonio e impudicizia.

“Sotto la crosta stereotipa, sotto la finta mancanza di interesse psicologico vive sempre, in quasi tutti i racconti, la realtà storica precisa, interamente connotata. Basta ricordare, per esempio, gli elenchi delle vivande di ogni pasto descritto. Menù ricostruiti fino alla pignoleria, elencazioni di oggetti e di ambienti nei minimi dettagli, capaci di restituire intero il senso esistenziale della vita quotidiana. E ancora, i fatti sociali: una vita di relazione con regole raffinate e complicatissime: ogni atto è documentato, si dà conto fin dei gesti dei personaggi, delle frasi rituali di saluto e commiato. Insomma, anche se il testo non enuncia esplicitamente problemi sociali, protagonista resta comunque la società osservata con un rigore quasi etnologico.”. (Pier Paolo Pasolini, 1974)

La comunicazione visiva che è alla base del linguaggio cinematografico è, al contrario, estremamente rozza, quasi animale. Tanto la mimica e la realtà bruta quanto i sogni e i meccanismi della memoria, sono fatti quasi pre-umani, o ai limiti dell’umano: comunque pre-grammaticali e addirittura pre-morfologici (i sogni avvengono al livello dell’inconscio, e così i meccanismi mnemonici; la mimica è segno di estrema elementarità civile ecc.). Lo strumento linguistico su cui si impianta il cinema è dunque di tipo irrazionalistico: e questo spiega la profonda qualità onirica del cinema, e anche la sua assoluta e imprescindibile concretezza, diciamo, oggettuale. (PPP, Il cinema di poesia)


SCHEDA DEL FILM

Classificazione: Film vietato ai minori di anni 18

Genere:         Commedia/Drammatico

Durata:         129’/155’                      

Anno:       1974

Soggetto/Sceneggiatura:  Liberamente ispirato a Le mille e una notte con la collaborazione di Dacia Maraini.

Cast:                Franco Merli (Nur ed Din), Ines Pellegrini (Zumurrud), Ninetto Davoli (Aziz), Tessa Bouché (Aziza), Franco Citti (il Genio), Abadit Ghidei (Principessa Dunja).

Produzione:     Alberto Grimaldi per PEA / Les Productions Artistes Associés.

Distribuzione:   Cineteca di Bologna                           

Data di uscita: 20 giugno 1974


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